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Errori, orrori e consigli di progettazione

Errori, orrori e consigli di progettazione

Progettare l’arredamento di uno spazio abitativo richiede coniugare diversi aspetti, dalla resa estetica allo studio funzionale e dispositivo, prendendo in esame una serie di requisiti tecnici che andranno gestiti con attenzione.

Soluzioni planimetriche poco ottimizzate, talvolta veri e propri errori dovuti ad una cattiva e sbrigativa progettazione e scarsa conoscenza del prodotto, sono frequenti.
In questo articolo ti illustrerò le problematiche più ricorrenti e le loro soluzioni, con alcuni casi studio interessanti tratti da situazioni reali, concentrandomi in particolar modo nella progettazione dell’ambiente cucina.

01 - Disposizione

La disposizione funzionale di una cucina risulta determinante, da essa dipenderà il modo in cui andremo a vivere quotidianamente lo spazio, oltre ad avere un ruolo estetico primario nell’abitazione.
Una situazione frequente, indice di scarsa progettualità, riguarda il posizionamento poco ottimale delle aree funzionali maggiormente utilizzate, zona cottura e lavaggio.

Installazioni a ridosso di un elemento colonna senza spazio laterale di lavoro andranno a generare situazioni scomode a livello operativo oltre che pericolose, causate dall’inevitabile surriscaldamento della parte adiacente durante l’utilizzo. L’estetica di questa scelta risulterà peraltro poco gradevole.

Verificato che non vi siano vincoli progettuali tali da non permettere una distribuzione differente, consiglio vivamente di evitare determinate situazioni.

Pericolo di surriscaldamento
Esempio di disposizione non ottimale
Scarsa funzionalità

Diversa situazione da valutare attentamente riguarda lo spazio utile tra cucina a parete ed isola, elemento oggi molto ambito dai clienti anche dove non vi siano gli spazi utili necessari per il suo inserimento, generando forzature progettuali.
Nell’esempio in questione lo spazio tra cucina ed isola risulta essere appena 80 cm, personalmente ti consiglierei di non scendere mai sotto i 90/95 cm e, qualora lo spazio lo permetta, mantenere una distanza pari a 110/120 cm.

Distanza ottimale 110/120 cm
Esempio di distanza minima non ottimale
Distanza minima consigliata 90/100 cm

Ulteriore consiglio è mantenere almeno un modulo di distanza tra la zona lavaggio e cottura cibi, utile per ricavare un piano di appoggio funzionale all’operatività ed un risultato estetico nettamente migliore, come sempre a patto che non sussistano impedimenti o vincoli realizzativi.

Risultato estetico poco elegante
Zone funzionali ravvicinate
Funzionalità ridotta
Risultato estetico coerente
Zone funzionali correttamente posizionate
Piano di lavoro funzionale tra le zone

La profondità del piano di lavoro riveste oggi un ruolo importante, con una tendenza ad aumentare lo spazio utile a favore di una ergonomia funzionale.

Il piano di lavoro profondo 60 cm, dal quali andranno sottratti 1/2 centimetri per il posizionamento dello schienale, risulta a mio avviso non più attuale e sconsigliabile.

Elettrodomestici di dimensioni sempre più generose, in particolar modo i moderni piani cottura ad induzione, presentano ingombri di installazione che suggeriscono la posa di un un piano di lavoro con profondità pari 65/70 centimetri, migliorando in questo modo la comodità di utilizzo e la sicurezza, come del resto nei piani cottura tradizionali a gas.

Migliore posizionamento funzionale dell'elettrodomestico
Profondità piano di lavoro
Profondità minima consigliata 65 cm

02 - Strutture e cartongesso

Le strutture in cartongesso sono un elemento progettuale molto importante, caratterizzano l’ambiente e valorizzano l’inserimento della cucina nell’architettura della casa.
Tali strutture andranno generalmente poste in opera prima dell’arrivo del mobilio, motivo per cui sarà necessario conoscere dettagliatamente misure e meccanismi di apertura di quanto andremo ad installare.

Ti riporto un aneddoto relativo ad una casistica reale, dove la struttura in cartongesso non è stata studiata in modo ottimale per il prodotto specifico come mostrato in questa ricostruzione.

Come puoi vedere, le ante risultano sporgenti rispetto alla profondità della struttura, dettaglio che venne giustificato al cliente come una necessità di apertura.
La realtà dei fatti è da ricercarsi nel modello di cucina presente sul mercato in due diverse profondità, per la quale il rivenditore a cui fecero affidamento vendette loro la versione più profonda pari a 65 cm, omettendo di comunicare il dato alla ditta incaricata alla realizzazione delle strutture che furono poste in opera con profondità 60 cm come consuetudine. Il risultato finale vede le colonne eccedenti in profondità, imperfezione generata da una frettolosa progettazione e gestione della fase di installazione, affiancata da una scarsa conoscenza del prodotto.

Risultato estetico non gradevole
Esempio di cartongesso non ottimale
Colonne sporgenti di pochi centimetri
Risultato estetico gradevole
Cartongesso correttamente posto in opera
Cartongesso e colonne allineati
Risultato estetico gradevole e leggero
Cartongesso correttamente posto in opera
Cartongesso arretrato

Uguale attenzione andrà riposta all’altezza delle strutture che ospiteranno la cucina. Prevedere uno spazio di tolleranza tra il mobile colonna e il cartongesso nella parte superiore è consigliato. Generalmente 2 cm risultano adeguati, visivamente e tecnicamente. Non è raro assistere ad installazioni dove lo spazio superiore tra la struttura in cartongesso e la parte di mobilio risulti essere di 15-20 cm, vanificando l’effetto progettuale ed estetico dell’intera composizione, a riprova di un approccio grossolano e scarsa conoscenza delle reali misure del prodotto che andrà inserito.

Risultato estetico sgradevole
Cartongesso non corrispondente in altezza
Spazio superiore eccessivo

03 - Progettazione grossolana

Correlato alla situazione precedente, l’aneddoto si completa con ulteriore un dettaglio.
Personalmente ho maturato l’abitudine a produrre disegni tecnici, render, dettagli CAD per permettere ai clienti di comprendere cosa stiamo progettando insieme, cercando di rendere semplice e chiaro ogni dettaglio a persone che, naturalmente, non potranno essere esperti di tale settore.
Nella situazione precedente la cucina venne progettata e venduta con un bozzetto sviluppato a mano ed istantaneo, durante la prima visita al punto vendita e senza un sopralluogo preliminare da parte del negoziante. Un salto nel passato di decenni quando questo metodo di procedere risultava consueto, ora fortunatamente non più grazie alle nuove tecnologie.
Divertente notare come i clienti riferirono di essere rimasti affascinati dall’utilizzo del disegno a mano, tanto più che il progetto venne definito al primo incontro.

Consapevole che questa metodologia non rappresenti un vero e proprio errore, complimentandomi con il venditore per la capacità persuasiva, ritengo questa modalità un retaggio del passato, inadeguata in un periodo con possibilità tecniche e tecnologiche di livello avanzato e optando a proporre al cliente un elaborato più professionale, comprensibile e dettagliato.

Diversi commercianti utilizzano tutt’oggi questo sistema raggiungendo il risultato della vendita veloce, reale obiettivo in un mercato circondato da decine di competitors pronti al ribasso pur di acquisire il cliente spingendo sulla leva sul prezzo. Risulta altresì comprensibile il rischio, da parte del rivenditore, nel richiedere al cliente qualche giorno per l’elaborazione di un progetto, magari in più opzioni, con soluzioni meglio valutate ed elaborati professionali, tempo nel quale inevitabilmente il possibile cliente potrà muoversi alla ricerca di proposte comparative.
Da addetto ai lavori non ho mai avuto la fortuna di assistere ad una soluzione che potesse ritenersi ottimale al primo tentativo, istintiva, pensata in pochi minuti ed approvata; ritengo che ogni soluzione richieda riflessioni e attente valutazioni dietro le quinte, per ricavarne un progetto più profondo e puntuale, lasciando al progettista stesso il dovere di trasmettere al cliente questa differenza di approccio che andrà inevitabilmente a favore del cliente stesso.

Bassa corrispondenza con il risultato finale
Progettazione manuale
Scarsa percezione di spazi e finiture
Percezione realistica del progetto
Progettazione digitale 3D
Fedeltà di materiali e finiture

04 - Dettagli estetici e funzionali

I dettagli fanno la differenza.

Quella che ti riporto qui sotto è la ricostruzione tecnica di una situazione realmente progettata e venduta ad un cliente, sviluppata da un rivenditore con il quale ho avuto modo di confrontarmi e scambiare alcune valutazioni.

I meno attenti non noteranno grandi differenze tra le due soluzioni, trovando similarità estetica e funzionale tra le proposte.

Vorrei sottoporti sono alcuni dettagli, evidenziati in rosso.

Evidenziato al numero 1  notiamo la presenza di un piano spessore 2 cm aggettante 30 cm senza supporti a sostegno, in pietra sinterizzata comunemente definita Gres.

Il dettaglio che questo materiale venga proposto come molto solido e resistente spesso trae in inganno sia il cliente finale che il rivenditore stesso, dimenticando che trattasi comunque di un materiale vitreo, estremamente tenace ma allo stesso tempo passibile di rottura in caso di caduta accidentale di oggetti oppure forti urti. Nel caso specifico la soluzione non rappresenta tantomeno, a mio avviso, la migliore opzione estetica e stilistica.

Evidenziata con il numero 2 troviamo una situazione poco elegante generata un approccio non ottimale al progetto, giustificando tale scelta come esigenza puramente economica per rientrare nel budget richiesto dal cliente.

Potrai notare come la composizione risulti incompleta ed approssimativa, lasciando a vista la scocca del modulo base e relative gole profilo di apertura.

La soluzione avrebbe assunto più importanza posizionando un fianco in accosto del medesimo materiale del piano di lavoro, creando un effetto monolitico e di continuità, con prolungamento del fianco a sostegno della porzione di piano di lavoro a sbalzo.

In alternativa, dato l’inevitabile aumento di costo per la soluzione appena descritta, proporre un fianco in accosto del medesimo materiale delle ante, in questo caso laminato, dal costo nettamente inferiore e giustificabile al cliente.

Ritengo che lo scopo del progettista sia proprio quello di condurre il cliente alla soluzione migliore, portandolo a riflettere motivando determinate scelte progettuali per la buona riuscita del progetto.

Nel caso sopradescritto il rivenditore ha fatto affidamento ad un concetto talvolta abusato e poco elegante, che si può tradurre nella frase “Il cliente ha voluto così!”, ponendosi come obiettivo unico la vendita del prodotto, non la sua ottimizzazione.

Concludendo l’analisi del caso specifico, il punto n. evidenzia la necessità di concludere la composizione con un pannello in accosto, soluzione che donerebbe all’intera composizione una migliore percezione qualitativa.

Al punto 4 vorrei porre alla tua attenzione come la base lavello sia stata collocata a ridosso delle colonne, senza prevedere un distanziale che potesse evitare lo sfregamento accidentale molto probabile all’apertura dei cestoni, data la frequente apertura di tali elementi durante l’utilizzo quotidiano. Elemento tecnicamente non essenziale ai fini dell’apertura, ma consigliato, per il quale vale il concetto sopra citato che recita “Il cliente ha voluto così”.

Possibili problemi funzionali
Poca attenzione al dettaglio
Soluzione estetica grossolana
Maggiore funzionalità operativa
Cura del dettaglio
Risultato estetico adeguato

Termino l’analisi relativa ai dettagli con il tema del distanziatore angolare, un elemento di grande importanza soprattutto quando trattasi di collocare e incastonare una cucina in spazi delimitati da muratura su entrambi i lati, con necessità di ottenere un ingombro a misura.

Ti parlerò del tema della cucina “a misura” in un altro articolo, vorrei solamente anticiparti che anche con cucine industriali, se ben progettate, otterrai una cucina a misura per il tuo spazio, potendo ridurre o aumentare la dimensione dei moduli standard per sfruttare ogni centimetro a tua disposizione. Abbandona il timore che l’unica cucina a misura in grado di riempiere a pieno il tuo spazio possa essere realizzata esclusivamente dall’artigiano, sappi invece che con i principali marchi industriali del settore potrai riuscire ad ottimizzare e sfruttare ogni centimetro, ottenendo di fatto una cucina a misura.

Questo elemento riveste una grande importanza per il corretto sviluppo dimensionale della tua cucina ed insieme ad eventuali pannelli di compensazione farà in modo che essa risulti perfettamente incastonata nello spazio disponibile, principale richiesta di molti clienti.

Nelle cucine provviste di maniglia sporgente ha altresì lo scopo di permettere l’apertura di ante e cassetti senza che essi vadano a sbattervi, non è il caso delle cucine con gola, le più richieste nell’ambito della cucina moderna dove l’elemento maniglia ricopre una percentuale di richiesta sempre più marginale.

Generalmente le aziende prevedono la fornitura di tale elemento con dimensioni predefinite ma risulta possibile, con opportuna richiesta in fase progettuale, la fornitura di un elemento angolare a misura che vada a sposare in pieno le nostre esigenze dimensionali.

La consuetudine di personalizzare a livello dimensionale tale elemento non è molto diffusa, frequentemente verifico il montaggio di cucine nelle quali la misura finale del mobilio non coincida per pochi centimetri con lo spazio a disposizione, lasciando una sensazione di scarsa attenzione al dettaglio. Con un rilievo preciso ed una progettazione dimensionale a misura il risultato finale potrà risultare indubbiamente migliore.

Impossibilità di adattamento a misura
Assenza dell'elemento distanziatore angolare
Possibile danno per sfregamento degli elementi
Possibilità di modifica dimensionale su richiesta
Elemento distanziatore angolare predefinito
Misura standard a seconda dell'azienda produttrice
Permette un perfetto incastro della cucina tra le pareti
Elemento distanziatore angolare customizzato
Misura personalizzata in fase di progettazione

05 - Selezione materiali e finiture

Spesso siamo portati a pensare che la selezione dei materiali di una cucina influisca solamente l’aspetto estetico, in realtà essa darà una sensibile impronta nel modo di utilizzare il prodotto.
Pensiamo alla scelta del materiale del piano di lavoro, elemento di primaria importanza con il quale saremo a contatto per le fasi operative lavorandovi talvolta con poca creanza.
Confusi da decine di consigli talvolta fuorvianti sulle modalità di utilizzo, pulizia e trattamento di questo elemento, tendiamo a fare scelte dettate più dal marketing che relazionate alle nostre reali esigenze di utilizzo.
Troverai diversi consulenti commerciali pronti a garantirti dell’indistruttibilità di un determinato materiale, oppure della sua estrema resistenza alle macchie, al calore, a qualsiasi cosa chiederai.
La realtà è che nessun materiale che andrai a selezionare per la tua cucina sarà infallibile, eterno e migliore a priori. Ritengo piuttosto esista il materiale idoneo per l’utilizzo che andrai a farne e per il budget che avrai a disposizione, per il tuo modo di utilizzare e vivere l’ambiente cucina con le accortezze che andrai a porvi.

06 - Fase di montaggio e allacciamenti

Una fase di montaggio sbrigativa e maldestra può compromettere tutte le attenzioni poste durante la progettazione, per questo motivo occorre affidarsi a personale qualificato.
Per capire se durante questa fase ci verrà affidato personale professionale occorrerà porre molte domande al rivenditore durante trattativa di acquisto, richiedendo di fornirci garanzie e cautele necessarie.
Un buon servizio di installazione prevede moltissimi accorgimenti, tra i quali l’utilizzo di strumentazione adeguata e moderna, corretto livellamento e fissaggio del mobilio, posa del piano di lavoro con le dovute verifiche di appoggio, rifiniture e regolazioni finali, pulizia dell’ambiente, solo per citarne alcune. Se svolto a dovere questo servizio vi garantirà minor comparsa di problemi negli anni futuri, facendovi percepire una buona qualità del prodotto acquistato.

Correlato alla fase di montaggio troviamo il tema inerente gli allacciamenti, sia elettrico, che adduzione gas e idraulico.
Per quanto molti rivenditori e squadre di montaggio si adoperino anche anche in questa fase senza averne qualifica e certificazioni, gli allacciamenti andrebbero posti in opera esclusivamente da personale qualificato, in particolar modo per quello elettrico relativo al piano ad induzione, che per l’eventuale allacciamento gas.
Parlare chiaramente con il rivenditore di questo ti aiuterà ad evitare sorprese e coordinarti con il tuo elettricista o idraulico di fiducia per effettuare gli allacciamenti in modo certificato e garantito durante la fase di montaggio.

Dettagli a cui troppo spesso non diamo importanza ma che si ripercuotono sulla sicurezza dell’ambiente in cui andremo a vivere, a proposito dei quali vorrei riportarti una situazione molto diffusa quanto pericolosa, legata al numero percentuale sempre maggiore di piani ad induzione installati sulle cucine domestiche.

Tali piani cottura, come ben saprai hanno un alto assorbimento di corrente, al punto che nell’ipotesi di un utilizzo contemporaneo di tutte le zone di cottura al massimo della potenza, possono registrare un consumo di picco di quasi 7.000 Watt (7 kWh) per i modelli più compatti a 4 zone, 11.000 Watt (11 kWh) per i modelli larghezza 80/90 cm.

In molti di fronte a questi dati pensano ad un errore, vi basterà osservare la scheda tecnica di un piano induzione, posta generalmente sul retro oppure sul sito del produttore, per verificare che non si tratta di un refuso bensì del reale dato di assorbimento massimo, poste determinate condizioni.

Nell’utilizzo quotidiano molto difficilmente si verificherà tale situazione di utilizzo gravoso, inoltre vi è la possibilità di limitare la potenza massima assorbita dall’elettrodomestico attraverso impostazioni presenti nel menu di configurazione, ma nonostante queste precauzioni il collegamento dell’apparato non andrebbe mai effettuato attraverso collegamento con presa Schuko, progettata per supportare un carico massimo di assorbimento molto inferiore pari a 16Ampere > equivalente a 3.500 Watt (monofase 220V)

Noterete come i piani ad induzione nuovi appena acquistati non presentino infatti tale presa bensì cavi troncati all’estremità, senza terminale. In molti sono comunemente portati a pensare ad una scelta dettata dal risparmio, in realtà trattasi di una misura voluta proprio in funzione della necessità di collegamento dell’apparecchio in modo specifico all’impianto, talvolta attraverso collegamento trifase e meglio ancora se provvisto di magnetotermico su linea dedicata. (N.B: si raccomanda di fare affidamento a personale specificatamente qualificato per tutte le informazioni tecniche di installazione).

Basterà utilizzare due zone di cottura ed andremo facilmente a superare il limite di assorbimento supportato dalla presa Schuko, con seri rischi elettrici dati dal surriscaldamento e possibile fusione della presa stessa. (Foto)

Purtroppo le casistiche che vedono installatori di cucine improvvisarsi elettricisti collegando il piano induzione in modo improprio sono numerose, ignorando o sottostimando di fatto il pericolo al quale sarà sottoposto l’utente finale, oltre che eventuali conseguenze legali in caso di incidente grave.

Situazione similare può verificarsi con l’allacciamento del piano cottura a gas, operazione che andrà fatta svolgere esclusivamente, per legge, ad installatori certificati e non alla squadra che si occuperà del montaggio della cucina, ad eccezione che sia certificata la formazione per svolgere tale intervento.

Consapevole possano sembrare dettagli secondari e poco rilevanti, molti clienti rimangono infatti sorpresi e delusi nel momento in cui, a montaggio terminato, viene loro comunicata la necessità di effettuare gli allacciamenti attraverso personale specifico. Parlare chiaramente di questa fase con il rivenditore aiuterà a coordinarsi meglio ed ottenere tutte le garanzie di sicurezza necessarie.

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